Un sogno “losco” lungo 100km

100km, una distanza immensa per la mente umana che è abituata a pensare in termini di fatica e sudore, una distanza piccola se porta al coronamento del sogno di una vita. E quel sogno ha preso forma sotto il traguardo che segnava 12:34:22. 100km, un sogno nel cassetto, il coronamento di tanti anni di corse e km, da dover tirare fuori in questo anno un po’ speciale, perché in fondo – diciamo la verità - i sogni non sono fatti per restare nascosti ma per essere realizzati. E così ho preso lo zaino, c’ho messo dentro i tanti anni di allenamenti, di km su e giù per città che ormai non ricordo più, qualche calzino in più, le maglie di ricambio, il gel, la determinazione, un pizzico di follia e sono partito verso Firenze, infilando in un paio di scarpe da running l’ambizioso progetto di percorrere la famosa distanza Firenze-Faenza. Emozione, gioia, dubbi, incertezze, dolore, stanchezza e chi più ne ha, più ne metta: descrivere le sensazioni che ho provato lungo il tragitto non è semplice e servirebbe a poco. Per capire cosa si prova in questi momenti bisogna solo viverli e bisogna farlo senza pensare a come farlo. Il Passatore è qualcosa che non si imposta, non si prevede, si vive e basta. Di gare ne ho fatte tante, migliaia di volte ho udito il suono dello sparo allo start, ma lo sparo iniziale del Passatore ha qualcosa di diverso: è circondato da una atmosfera magica, unica, impensabile da un lato ma possibile dall’altro, da quei paesaggi della Toscana di immensa bellezza che sembrano venire fuori dalle pennellate di qualche pittore francese. A farmi compagnia in questi 100km c’erano le mie gambe e la mente. Non è uno scherzo. Tra un allungo e un riposo, una accelerazione e un recupero, le gambe andavano. Avevo in fondo un obiettivo e loro sono state egregie esecutrici di un lavoro che era prettamente mentale. E sì! Per fare una ultramaratona ci vuole prima di tutto la testa. Non lo dico io, ma lo dicono i grandi che nel corso di questi anni hanno segnato la storia del Passatore. E’ così! Provare per credere! Ma se per fare l’impresa ci vogliono le gambe e la testa, devo ammettere che io ci ho messo anche il cuore. La passione, quel motore che fa girare il mondo e che ti porta a fare follie, ridere e piangere di gioia quando agli ultimi metri, nel cuore della notte, nel buio che cala e l’entusiasmo di una città che non dorme fino all’arrivo dell’ultimo atleta, ti rendi conto che nulla è impossibile. Nulla è impossibile quando si ha la determinazione di raggiungere un obiettivo e la fortuna di avere una marcia in più al tuo fianco – mia moglie Vera, instancabile guerriera pronta a sostenermi anche se un giorno decidessi di andare sulla Luna – che ti sprona a provarci, a crederci, a vivere quelle emozioni di un ragazzino alla sua prima volta. Il Passatore è stata la mia prima volta. Una lunga distanza che oggi rifarei soltanto per il brivido di vivere nuovamente quelle grandi emozioni con la spensieratezza di un bambino e la tenacia di un leone. Il Losco