Pescara 2018: dieci volte 21,097km

Era novembre 2016 quando decisi per la prima volta di cimentarmi in una distanza maggiore dei 10000 metri. Ne avevo sentito parlare mille volte, ma prima di allora la mia mente non aveva mai pensato che le mie gambe potessero fare questa impresa. Un po’ per pigrizia, un po’ perché ancora non avevo ben chiaro l’obiettivo delle mie corse. Non ci pensavo per niente. Poi è arrivato novembre, il freddo, l’idea di una trasferta, gli amici a Verona ed ecco la mia prima mezza maratona. Esperienza bella, divertente, perfettamente ragionata e chiusa con un tempo di 1h56. Non male per essere la prima volta, ma neanche impresa da fenomeni. Che poi, diciamola tutta, io di fenomenale non ho nulla e tanto meno vorrei averlo. Mi basta la mia normalità un po’ sopra la norma. Da lì sono passati due anni e in questo lasso di tempo ho percorso chilometri di allenamento e di gare, con tanto di mezze maratone nelle diverse città italiane. Sì perché la mezza maratona nasce per scoprire posti nuovi e vivere l’emozione di una corsa lunga fuori casa ma soprattutto per scoprire qual è in fondo il vero obiettivo della corsa. Vi potrà sembrare strano ma io l’ho scoperto: superare i propri limiti e guardare sempre avanti, con la speranza che domani sia migliore.
Ogni mezza maratona non è passata inosservata. Ben nove volte queste gambe e questa mente sono riuscite a percorrere la mezza distanza con un tempo sempre minore, confermando ogni volta che “volere” è “potere” e che il duro lavoro ogni volta ripaga. A Pescara è arrivata la decima volta. Sempre la stessa maglia PR, gli amici stretti (chi non era presente lo è stato con il cuore e non è poco), il viaggio in macchina con l’amico Gianluca, le nostre chiacchiere, risate e riflessioni su materie ed argomenti che neanche hanno inventato, l’arrivo, il parcheggio, l’abbraccio forte con chi ha deciso di sfanculare la sorte facendogli vedere chi è più forte, con chi ha la testa in qualche mondo parallelo ma quando serve è sempre presente, con chi crede in quello che fa e ci mette l’anima, con chi scambia una gara per un allenamento, con chi vuole farcela a tutti i costi anche se sente dolore, con chi approfitta delle trasferte per testare nuovi piatti e portare la sua metà al mare, con chi ha fatto mille gare e altre mille ne vuole fare. La stessa emozione, la musica nelle orecchie, la testa libera, la voglia di fare bene perché in fondo mi sono fatta un gran sedere tutto l’anno. Si parte….si avanza….si prosegue fino alla fine senza mai guardare il Garmin ma lasciandosi alle spalle il gruppo dell’ora e quaranta. Passa 1h e 39 minuti e quella medaglia al collo segna un altro grande passo avanti. E’ il risultato di quello che si è seminato, di quello in cui si è creduto.
L’appendo a casa sul medagliere, dove orgogliosamente dondolano le altre nove. Ogni mattina che la guardo rappresenta la mia soddisfazione, la vittoria di Gianluca Pompili, la tenacia di Massimo, la grinta del super Frattarola, la conferma di Gianluca C. che c’è e ci sarà sempre, di Paolo che “porca miseria” quanto mi manca alle gare, di Antonio che se sbrocca alla fine ha ragione, di Marco che se ti serve un carbogel lo ha sempre di riserva, di Giuseppe e Fausto che non mollano mai.
Dieci volte 21, 097. Never Give Up

Moni