La prima maratona non si scorda mai

La sofferenza è stata tanta ma la soddisfazione, per aver portato a termine la mia prima Maratona, sicuramente molta di più. Dopo la sfida personale del 2017, quando decisi di correre la Roma-Ostia, come prima Mezza maratona, nel 2018 ho voluto alzare il tiro e, a metà gennaio (dopo settimane di scarsa attività), ho iniziato la preparazione per la 42K di Roma. Il tempo non era tantissimo (meno di tre mesi) ma la voglia c'era tutta. Quando l'Iron Man Simone Marini, il cugino coach, mi ha consegnato la scheda mi sono spaventato: tabella di marcia incredibile, con 4 allenamenti a settimana e centinaia di km da macinare. Ma la tenacia non mi manca e, con costanza e determinazione, sono arrivato all'8 aprile. Carico di emozione e tensione siamo partiti alle sei per Roma, con Simone, Jacopo e Stefania. Lì ci siamo trovati con tutti gli altri, già in clima gara.

La corsa, si sa, è uno sport individuale eppure la Maratona di Roma ha dimostrato quanto, anche in questa disciplina, possa essere importante il gioco di squadra. Tra gli oltre 13 mila partenti, dieci vestono i colori dell'Asd Palestrina Running, con ben 4 esordienti: oltre a me, Gianluca Cetorelli, Piermaria Antonioni e, prima donna PR a percorrere la distanza Regina, Simona Caponera. Dopo tanto freddo, il sole scalda il clima della Capitale portando le temperature intorno ai 23/25 gradi. La giornata è piacevole, per chi vuole godersi la bellissima festa, ma il caldo complica un pochino i piani. E, probabilmente, non è un caso che siano circa 1500 a non raggiungere il traguardo.

Nella griglia arancione mi ritrovo insieme a Simona Caponera, a Piermaria Antonioni, con Mario Ferracci e il presidente Antonio Casale “scesi di onda” per sostenerci. Il percorso è allestito e gestito a perfezione dagli organizzatori. La cosa emozionante, per la Palestrina Running, è il clima fantastico di squadra che si respira. Oltre ai dieci atleti in gara, infatti, hanno scelto di alzarsi all'alba per accompagnarci Simona Rocchi, Linda, Stefania, Matteo Blundo, Sandro. Condividono con noi i minuti prima di entrare nelle griglie, poi vanno a disporsi nei diversi punti del percorso a sostenere ed applaudire il passaggio dei nostri. C'è anche il presidentissimo Giuseppe, con la piccola e veloce Alessia, nonno e nipote alla Stracittadina. Calore umano che, contrariamente a quello meterologico, regala iniziezioni di energia a chi affronta questa grande fatica.
Allo start il fiume umano, colorato e festoso, inizia a defluire verso Piazza Venezia. Alla prima curva, sotto l'altare della Patria, la prima incitazione: sono i nostri compagni, già schierati ad incoraggiarci. Un altro gruppo è più avanti, sotto alla Fao. E via via tutti gli altri...

Antonio (da tempo lontano dalla lunghissima distanza per motivi fisici) ha scelto di riaffrontare questa gara così impegnativa per mettere la propria esperienza e la capacità di gestire una fatica simile a disposizione mia e di Simona. E poiché la Palestrina Running è davvero una squadra, quando Simona ha un momento di crisi – perdendo terreno – sul percorso troviamo Sandro Faraglia che, dal 30esimo chilometro, si trasforma da spettatore a sostenitore e affianca Simona negli ultimi 12 km. Un gioco di squadra, vero e appassionato, che permette a tutti i nostri atleti di arrivare fino in fondo. Tra un ponte e un viale, una salita e il lungotevere, troviamo le incitazioni anche di Marco Cenci, Elvira, Fausto, Giovanni e Clarissa (oltre a diversi familiari). Ai rifornimenti, tra i volontari, ci sono Alessandro Pedalino al 10 km e Patrizio Sugarino allo spugnaggio a metà gara.

Per me e Simona l'esordio si sente e il finale è durissimo. E' la testa a dover prendere il sopravvento sulle gambe. La tenacia – o, meglio, la “tigna” – sopperisce alle energie, che sono in via di esaurimento. Antonio al mio fianco e, poco dietro, Sandro con Simona fanno un lavoro grandissimo per mantenere alte le motivazioni verso il traguardo. Via del Corso, piazza del Popolo, via del Babbuino.... non erano mai sembrate così lunghe. Tra un ristoro e l'acqua sulla testa raccogliamo le ultime briciole di forza e andiamo verso quella che ha, sempre più, il sapore dell'impresa.
Il tunnel del Tritone, a meno di 2 km dall'arrivo, è la scalata dell'Everest. Ma quando esci, e vedi la luce, senti che è quasi finita. La strada inizia a scendere vero piazza Venezia e le gambe tornano a girare. La folla, intorno, ti ricarica... cazzo ci siamo quasi. Trovi quello sguardo, quell'incitazione e quel sorriso che ti diano il senso di quello che hai fatto... all'orizzonte, ormai, c'è il ponte del traguardo. E' a quel punto che il viso si illumina, solcato dalle lacrime, mancano ancora pochi metri... in tribuna stavolta c'è anche Nicolò, e per un padre è motivo di orgoglio.
L'impresa è compiuta e un grazie speciale va in primo luogo al presidente Antonio, che si è sacrificato correndo al mio fianco, e poi a tutti coloro che ci hanno creduto, dal giorno della decisione fino al traguardo, ognuno a modo proprio. A tre giorni dal mio 51esimo compleanno mi rendo conto che ci sono gioie, come questa, che mai avresti pensato di poter provare.

I tempi, perché anche quelli contano, per la Palestrina Running dicono che Cetorelli ha chiuso il proprio esordio in 3 ore nette (ed un secondo), davanti a Jacopo (3h 29'), Piero (3h 32') Marco (3h 35'), Simone (3h 40'), Mario (3h 47'), Arcangelo (3h 57'), io (4h 16') e Antonio Casale (4h 16') e Simona Caponera (4h 22').

E' stata una grande vittoria per la Palestrina Running, una vittoria di squadra in uno sport individuale.