Amatrice-Configno 2017, la corsa della rinascita

Dire che è stata una giornata speciale sarebbe forse riduttivo, è stata sicuramente una giornata trascorsa in un crescendo di sensazioni e di emozioni forti e dal sapore particolare.
Per un giorno i luoghi della tragedia e della distruzione si trasformano in luoghi festosi, in cui prevalgono le facce sorridenti e serene dei residenti, soddisfatti di sentirsi addosso la vicinanza ed il calore di tante persone venute da fuori. E, almeno per un giorno, sembra se lo vogliano godere tutto questo affetto che gli viene riversato dal popolo dei runners e dai loro accompagnatori.

È un'atmosfera particolare, che si respira già arrivando ad Amatrice e nei momenti precedenti la gara; c'è spazio per un saluto al volo con qualche residente e per uno scambio di battute con il Vescovo di Rieti Mons. Pompili e con Don Savino, parroco di Amatrice, ma il tempo stringe ed è già ora di schierarsi sulla linea di partenza.
Una partenza così non si era mai vista ad Amatrice, proprio nell'edizione della rinascita, con oltre 1.600 iscritti, provenienti da tutta Italia, alcuni arrivati addirittura con i bus.

Grande partecipazione della Palestrina Running con ben 10 atleti al via: Tiziana e Clarissa, Jacopo, Mario, Arcangelo, Pino, Giovanni, Gianluigi, Gianluca P. e Sandro; accompagnatrici d'eccezione Giada e la "birbante" Gemma, nonché Eleonora, una mia nipote, che ringraziamo per averci assistito, portandoci al traguardo una borsa con tutti i nostri effetti personali.

Quest'anno la prima parte del percorso è stata modificata per cause di forza maggiore: infatti, per via della inaccessibilità nella zona rossa, non è stato possibile effettuare il tradizionale giro che gli altri anni, in partenza, veniva effettuato all'interno della città; dunque, per garantire i classici 8,5 Km. del percorso, la partenza è stata anticipata e spostata più in alto, poco sopra la cosiddetta "Area Food" di recente costruzione. Siamo a circa 960 m. di altezza e scenderemo per circa 2,5 Km. fino ai 900 m. circa del Ponte Tre Occhi, da cui poi iniziano i 6 km. di salita che ci porteranno al traguardo di Configno situato a 1.010 m..

È il Vescovo stesso a dare il via; si parte e due ali di folla ci accompagnano fin dall'inizio con applausi ed incoraggiamenti: sarà una costante per quasi tutto il percorso.
Passiamo davanti all'Area Food con i nuovi ristoranti aperti da poco e gremiti di persone e subito dopo davanti al primo insediamento di casette prefabbricate: sono tutti fuori a vederci e ad applaudire.
Gridano "Bravi", "Grazie", l'emozione è tanta e noi a rispondere battendogli le mani "Bravi voi", "Forza" e lo faremo per buona parte del percorso.

Ci avviciniamo alla zona rossa e con una curva secca ad angolo retto la lambiamo fino ad arrivare all'altro insediamento di casette, il primo ad essere costruito, proprio nell'area dove Gianluca ed io, insieme ad altri Volontari, la sera del 24 agosto dell'anno passato, avevamo montato il campo che poi ha dato ospitalità, fino allo scorso giugno, ai tanti residenti che erano rimasti senza casa.
E qui il cuore è andato a mille: stare in questo posto in una giornata di festa con una divisa diversa da quella che ci aveva visti presenti qui in tante tristissime giornate ha fatto alzare l'asticella della commozione ai massimi livelli; qualcuno ci riconosce, ci chiama per nome, rispondiamo con grandi sorrisi, ma non ci si può fermare.

Il serpentone di atleti si è già allungato e quando arriviamo alla fine della discesa al Ponte Tre Occhi ancora tante persone che incitano e ringraziano; sarà così al bivio di Poggio Castellano, al bivio per Torrita, al bivio di Musicchio, con i bimbi che ti chiedono il "cinque" e tu che fai volentieri qualche metro in più, anche in salita, e ti spingi sull'altro bordo della strada sbattendogli la mano: è sudata ma a loro non importa, sono contenti di averti sentito, di averti toccato. E tu sei più contento di loro.

La salita in alcuni punti è tosta il respiro comincia ad essere affannato; fortunatamente la strada, che si inerpica all'interno dei boschi, verdissimi, offre delle zone in ombra che sembrano darti un po' di refrigerio; poi un tornante dietro l'altro e qualche tratto di strada che sembra avere pietà per i concorrenti ed attenua leggermente la sua pendenza, facendoti riprendere fiato.
Ma comunque, fatica o no, ci sono le persone, sono loro che ti danno la forza e quando si arriva al punto più alto del percorso c'è solo un'ultima curva che scopre i 250 metri finali, in discesa, e con essi una folla incredibile che ti accompagna in questo sforzo conclusivo fino al traguardo.

Passi finalmente sotto l'arco guardi l'orologio, forse per abitudine, forse per deformazione professionale, ma oggi il tempo impiegato contava sì, ma relativamente.
Oggi c'erano solo sensazioni forti, irripetibili e soddisfazione grande per aver dato qualcosa a questa gente ed aver ricevuto tanto da loro.

Per dovere di cronaca ha vinto, per il secondo anno consecutivo, il diciottenne ugandese Albert Chemutai, con il tempo di 24' 55", precedendo il keniota Sammy Kipngetich e l'altro ugandese Victor Kiplangat, tutti nello spazio di 10 secondi, in un podio tutto nero.
Il migliore dei nostri è stato uno splendido Gianluigi Leotta che ha chiuso con il tempo di 35' 17" , seguito da un ottimo Jacopo Pozzerle con 38' 43", entrambi al traguardo sotto i 40 minuti; a seguire Arcangelo Rampini con 40' 27", Mario Ferracci con 41' 56", Gianluca Pompili con 42' 08", Sandro Faraglia con 43' 41", Clarissa Pennacchi con 46' 46“, Giovanni Petrangeli con 47' 04", Tiziana Carrabs con 50' 40", Pino Ardito con 50' 41".

E sempre per dovere di cronaca chiusura di serata con una meritata amatriciana cucinata ed offerta simpaticamente ai concorrenti dalla Pro Loco di Amatrice

Un bravo di cuore a tutti.
Sandro